Perché conservare il vino in una cantina quando puoi lanciarlo nella stratosfera a bordo di un missile?
Avranno pensato questo i cervelloni ai vertici di Château Pétrus, seduti intorno a un tavolo circondati da cornetti (pardon brioche) baguette e bevande varie, mentre cercavano una nuova trovata di marketing per differenziare il loro vino dalla concorrenza.
Il Pétrus è considerato uno dei migliori vini prodotti nella regione viticola francese di Pomerol, non molto distante da Bordeaux, ed è già un vino tra i più famosi e pregiati del mondo…
Ma adesso è anche il primo vino ad essere stato affinato nello spazio!
All’inizio di novembre 2019 è partita la “Missione Wise” che si è occupata di questa spedizione un pò particolare…
Caricare 12 bottiglie di Bordeaux Pétrus annata 2000, una delle migliori degli ultimi decenni, a bordo della capsula spaziale Cygnus.
Un velivolo spaziale della Space Cargo Unlimited, la start-up europea che sperimenta soluzioni di rifornimento orbitali da consegnare alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
Oltre alla risonanza mediatica di questa operazione; l’obiettivo scientifico della missione è quello di studiare l’invecchiamento del vino sotto l’effetto di radiazione spaziale e in assenza di gravità.
Le bottiglie, sigillate in singoli cilindri in acciaio a temperatura costante di 18 C°, sono state lasciate orbitare intorno alla Terra per 14 mesi percorrendo la bellezza di 300 milioni di km.
Terminato questo processo di affinamento, il prezioso carico di Petrus, ha fatto ritorno a bordo della capsula di trasporto Dragon, gestita dall’azienda spaziale SpaceX di Elon Musk.
A inizio 2022 alcuni esperti hanno condotto dei test presso l’Istituto di scienza della vite e del vino dell’Università di Bordeaux sottoponendo 12 sfortunatissimi assaggiatori ad una degustazione alla cieca per comparare e distinguere lo Château Pétrus 2000 “spaziale” e lo Château Pétrus 2000 “terrestre”.
I pareri finali sono stati svariati; ma tutti erano d’accordo nel dire che i vini si erano evoluti in modo diverso.
Quello terrestre sembrava piú chiuso, piú tannico e quindi piú “giovane” rispetto all’altro che invece pareva aver accelerato il processo evolutivo in assenza di gravità.
Sono tutti condizionali, ovviamente, perchè oltre ad essere considerazioni completamente soggettive l’unica bottiglia disponibile del Château Pétrus 2000 “spaziale” è stata affidata alla casa d’aste Christie’s che la valuta a non meno di 1 milione di euro.
È bene specificare però che, a chi acquisterà il Pétrus portato nello Spazio, verrà donata una bottiglia dello stesso vino rimasta sempre sulla Terra da utilizzare per condurre una degustazione in parallelo.
Questo economico box da 2 bottiglie viene consegnato in una speciale scatola con due calici, una caraffa per ossigenare il vino e un cavatappi ricavato in parte da un meteorite.
Ti avanza un milioncino? Allora è arrivato il momento di scrivere a Christie’s!
Si ferma qui la sperimentazione spaziale per quanto riguarda il vino?
Manco per sogno!
Dopo l’Operazione Wise del 2019 a luglio di quest’anno è stata presentata a Roma, una nuova operazione “Vino nello Spazio”.
Questa missione, condotta dall’Agenzia Spaziale Italiana, oltre a portare di nuovo del vino sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), aggiungerà anche delle barbatelle di Sangiovese, Nebbiolo e Aglianico per esperimenti scientifici in microgravità.
Gli obiettivi di questa nuova missione sono principalmente due:
❖ valutare le potenzialità di coltivazione delle piante nello Spazio a gravità zero
❖ studiare la conservazione del vino a 400 chilometri di altezza a una velocità al suolo di oltre 28mila chilometri all’ora.
I vini selezionati dalla Federazione Italiana Sommelier sono:
❖ Biondi-Santi – Brunello di Montalcino Riserva 2006 e 2015
❖ Feudi di San Gregorio – Piano di Montevergine 2012 e 2015
❖ Gaja – Barolo Sperss 1988 e 2017
Per ogni annata sono state selezionate due bottiglie; una verrà inviata in orbita mentre l’altra continuerà il suo affinamento in cantina con lo scopo di valutare il potere di invecchiamento dei vini nello spazio proprio come fatto in precedenza da Château Pétrus.
Chissà se anche le nostre bottiglie finiranno in un’asta milionaria…
Già i romani, quando conquistavano nuovi territori, diffondevano la coltivazione della vite per produrre vino come “ambasciatore di pace”, gioia e fraternità.
Chissà quando potremo raggiungere nuovi pianeti ospitali ma nel frattempo assicuriamoci, in un modo o nell’altro, di non rimanere senza vino!